23 ottobre 2012

Morbegno in Cantina 2012

Rosso di Valtellina DOC
Rosso di Valtellina DOC "Insieme" 


Dal 28 settembre al 7 di ottobre si è svolta la manifestazione Morbegno in Cantina che ormai da diciasette anni vede come protagonisti il principale centro della bassa Valtellina, alcuni dei paesi limitrofi, le loro antiche cantine e, naturalmente, i vini locali.

La formula, più che collaudata, prevede una serie di percorsi degustativi, più o meno articolati, che per due weekend si snodano tra le vie dei centri storici di Morbegno e Traona, ma anche lungo i terrazzamenti della Costiera dei Cech, mettendo in collegamento le diverse cantine che ospitano le varie aziende vinicole.
Queste cantine, un tempo adibite alla stagionatura dei formaggi, dei salumi, all'invecchiamento dei vini e oggi per lo più inutilizzate, in questo periodo dell'anno aprono i propri scricchiolanti portoni al pubblico svelando  le solide architetture e tutto il fascino dei mobili e degli utensili tipici della cultura contadina che vi sono raccolti.

Volendo evitare le code e l'eccessiva ressa che negli ultimi anni è solita invadere Morbegno, nel pomeriggio di Sabato 6 ottobre ci siamo diretti verso la più piccola e appartata Traona: qui il percorso prevedeva la visita di dieci cantine e altrettante degustazioni di vini diversi.
Anche nella tranquilla Traona, però, con il passare delle ore, la festosa "invasione" dei giovani dalla valle ha  fatto sì che si accorciassero i tempi di permanenza nelle cantine e si allungassero quelli d'attesa per accedervi; nel frattempo per le strade il volume della musica e il tasso alcolemico crescevano all'unisono.

Rosso di Valtellina DOC
Valtellina Superiore DOCG "Casa la Gatta"
e Rosso di Valtellina DOC "Perlavilla"
Nonostante in un contesto del genere è quasi inevitabile che la valorizzazione del vino e l'accuratezza del servizio passino un po' in secondo piano, abbiamo comunque incontrato un livello qualitativo complessivamente discreto nonostante qualche stecca (almeno tre) ne abbia abbassato la media.
Sono tre i vini che mi hanno maggiormente entusiasmato e per i quali è senz'altro valsa la pena di farsi un po' di coda: il Terrazze Retiche di Sondrio IGT "Orgoglio", della Tenuta Piccapietra e i due Rosso di Valtellina DOC, "Perlavilla" della Tenuta Triacca e "Insieme", presentato dal Consorzio tutela vini di Valtellina.

Tre vini  freschi, piacevoli ed estremamente profumati; tre etichette cosiddette "minori" che rappresentano anche tre diverse espressioni delle uve Nebbiolo, padrone indiscusse dei pendii della valle e conosciute da queste parti come Chiavennasca.
Quello che ci portiamo a casa da questa visita sono, insomma, tre spunti molto interessanti in vista di una futura trasferta valtellinese.


Rosso di Valtellina DOC
Rosso di Valtellina DOC "Insieme"

10 ottobre 2012

Rhum Agricòle Neisson: il ritorno

Rhum Agricòle Neisson XO
Rhum Agricòle Neisson XO: Cuvée du 3ème Millénaire

Alcuni mesi dopo la scoperta del Rhum Agricòle Neisson, durante l'estate sono tornato sul luogo del delitto e gustato, al termine di un'ottima cena, l'altrettanto ottimo XO (Extra Old) della Cuvée du 3ème Millénaire, sempre delle distillerie Neisson.

Come il suo più giovane parente, questo rhum agricòle nasce sull'isola caraibica della Martinica, più precisamente nella piccola distilleria a conduzione familiare della tenuta Thieubert di Le Carbet.

La Cuvée du 3ème Millénaire è stata assemblata per la prima volta nel 1999 per festeggiare l'ingresso nel nuovo millennio: il successo dell'iniziativa ha convinto la Neisson a dar seguito alla produzione anche negli anni successivi pur mantenendo i volumi limitati a circa 2000 bottiglie all'anno.
La preziosa cuvée prevede infatti l'assemblaggio delle dieci migliori barriques di rhum XO a disposizione, ovvero di quel distillato che ha passato almeno 6 anni di invecchiamento in botti da non più di 650 litri di capacità. Tanto per fare un esempio, l'edizione 2012 della Cuvée du 3ème Millénaire conterrà rhum del 2002 e del 2004 in parti uguali, beneficiando così, in totale, di ben dieci anni di invecchiamento (fonte http://www.neisson.com).

Il risultato di tanta cura e pazienza è un rhum ambrato dalla straordinaria complessità aromatica e dalla sorprendente persistenza retro olfattiva, dove i sentori speziati, il torrefatto e il legno si sposano armoniosamente con quelli più dolci di frutta e vaniglia.

Ancora una volta, il rhum di casa Neisson ha fatto centro e, anche in questa occasione, mi sento di consigliarne l'assaggio a chiunque avesse la fortuna di intravederne l'etichetta dalla classica vetrinetta da enoteca che custodisce le bottiglie più preziose.
Aggiungo infine che se l'abbinamento col cioccolato extrafondente è un must, il maestro ronero in persona consiglia di accompagnare questo rhum con un sigaro di qualità come fine pasto. Peccato solo non averne avuto uno a portata di mano quella sera!

31 agosto 2012

32 Via dei Birrai: forma e sostanza


Birrificio "32 Via dei Birrai"
32 Via dei Birrai: Oppale, Admiral, Audace, Atra

In una fresca serata di fine estate, nel cortile di uno noto pub di Garlasco (PV), le ore sembrano scorrere più velocemente in compagnia di un paio di amici e delle "creature" del 32 Via dei Birrai, lo storico micro-birrificio artigianale veneto nato a Pederobba, in provincia di Treviso, nel 2006.

La serata comincia con una Oppale, una garanzia: una ale di ispirazione belga ben luppolata, leggera, facile da bere e caratterizzata da un ottimo equilibrio tra le note caramellate dei malti e quelle erbacee e fruttate dei luppoli.
Soddisfatti da questo primo assaggio decidiamo di approndire l'argomento 32 Via dei Birrai ordinando in successione una Admiral, una Audace e una Atra.

La prima, una bitter ale in stile britannico, è caratterizzata da una varietà di luppolo inglese chiamato appunto Admiral ma anche da un ottimo blend di malti che le conferisce un buon corpo e un bellissimo colore ambrato tendente al rosso.

L'Audace invece è una birra di impostazione belga dall'elevata gradazione alcolica (8,4%) e dai sentori speziati e agrumati: una birra che nonostante il nome, l'alcol e i descrittori riportati in etichetta si è rivelata comunque estremamente equilibrata ed elegante al palato. Curiosando tra le pagine del sito ufficiale del birrificio 32 ho scoperto, tra l'altro, che dal mosto dell'Audace viene prodotto anche un aceto (Ace To 32) che, a quanto mi risulta, dovrebbe essere il primo esperimento di aceto di birra  fatto  in Italia.

Anch'essa di ispirazione balga ma decisamente più intensa per aromi e gusto è la Atra. Scura, di un bel colore tonaca di frate e dalla schiuma compatta e beige, la Atra sfoggia un bouquet complesso di aromi che vanno dal cioccolato al torrefatto, dalla frutta matura fino al legno. A causa della leggera acidità di fondo e del retrogusto dolciastro, tipico delle brune belghe, che un po' contrasta con i nostri gusti personali, abbiamo dovuto rivedere al ribasso il giudizio complessivo finale che resta, in ogni caso, certamente più che buono.

In generale le birre del 32 hanno un bellissimo aspetto, una schiuma fantastica e un carattere unico, personale e lontano dalle mode, che sembra incarnare perfettamente la filosofia del birrificio; una filosofia, incentrata sulla ricerca, sull'estetica, sull'originalità, che si rispecchia perfettamente nel packaging moderno, nei colori e nella trovata geniale del tappo-portachiavi che ha reso queste birre famose anche presso i birrofili meno accaniti.

7 giugno 2012

Festival delle birre artigianali di Vigevano


Vigevano (PV)
Stand all'interno della Cavallerizza di Vigevano


Con l'arrivo della bella stagione si assiste al proliferare di festival all'aperto, sagre di paese e manifestazioni varie legate, in qualche modo, alle eccellenze enogastronomiche del nostro Paese.

Per l'ultimo weekend di maggio la nostra scelta è ricaduta sul "Birre vive sotto la torre", una manifestazione che si svolge a Vigevano, in provincia di Pavia, ed è volta a diffondere la cultura micro-birraria italiana.
Dopo il successo dello scorso anno, anche per questa seconda edizione è stata confermata come location l'imponente Cavallerizza del Castello Visconteo alla quale si accede dalla famosa Strada Sotterranea. L'area all'aperto, ampia e adeguata all'affluenza di pubblico, è stata adibita a zona ristoro con tanto di stand gastronomici per tutti i gusti, tavoli e panche di legno mentre la Cavallerizza vera e propria, un maneggio coperto risalente ai primi dell'800, accoglieva gli stand dei birrifici e un palco dedicato alle degustazioni guidate di Kuaska, il "guru" della birra nostrana, e poi, nel corso della serata, alla musica live.

Venti i microbirrifici presenti, dai ben noti e vicini Bi-Du, Orso Verde, Geco e Croce di Malto a quelli meno conosciuti, almeno da queste parti, come il Dada, La Superba, Maltus Faber, Civale, Montegioco e Mostodolce.

Considerato il gran numero di birre, per non incappare in brutte sorprese, abbiamo concentrato le nostre attenzioni su due produttori in particolare: il Bi-Du, una garanzia, e il Dada, una new entry che ha saputo attirarci grazie alle etichette "surrealiste" e all'IBU.

Vigevano (PV)
Stand del birrificio Bi-Du di Olgiate Comasco
Per quanto riguarda il micro birrificio di Olgiate Comasco abbiamo trovato interessante la Saaz of Anarchy, praticamente una pils ad alta fermentazione che è stata definita da qualcuno "media in tutto". Si tratta infatti di una golden ale equilibrata al naso e al palato, di corpo e carbonazione media, media persistenza, che fa della semplicità e bevibilità (difficile fermarsi a una media) il suo punto di forza.
Restando in casa Bi-Du segnalo anche la Saltinmalto, una birra aromatizzata con sale e coriandolo che si ispira alle tradizionali gose di Lipsia e, naturalmente, l'immancabile ArtigianAle che in questa occasione ci è parsa meno convincente del solito.

Dicevamo dell'IBU (International Bitterness Unit) delle birre del birrificio Dada di Correggio (RE).
In realtà la Lop Lop e la Knockout, IPA e American IPA da 50 e 60 IBU, non ci hanno stupiti con livelli di amaro estremi, piuttosto conquistati  grazie ai profumi intensi, alla freschezza e all'ottimo bilanciamento dei luppoli. Sempre caratterizzata dal luppolo (precisamente Cascade), la Hugo è una bitter ale che dell'inglese non ha molto ma che grazie al corpo leggero, alla bassa carbonazione e gradazione alcolica (4,4%) risulta estremamente beverina e piacevole.
La nostra sosta allo stand del Dada si è conclusa con una porter chiamata, presumo in tono satirico, Sciliporter e il ritorno dei malti in primo piano: note dolciastre, aromi caramellati e velatamente tostati e un finale di cacao per i miei gusti un po' troppo marcato.
Resta il rammarico di non aver concluso la serata con una Gattomao Amara, indicata come belgian double IPA da 70 IBU e 8,5% di gradazione alcolica: decisamente troppo data l'ora! Spero avrò presto l'occasione di rifarmi e di rendere nuovamente omaggio, a modo mio, a una terra straordinaria e al coraggio delle sue genti che stanno attraversando momenti difficili.

24 maggio 2012

I vini del Mendrisiotto, tra arte e degustazione

Castiglione Olona (VA)
Castiglione Olona, borgo antico

La terza edizione della manifestazione "Tra arte e degustazione" che si è tenuta lo scorso fine settimana a Castiglione Olona è stata l'occasione non solo per visitare lo splendido borgo quattrocentesco di questa cittadina del varesotto ma anche per conoscere una zona vinicola fino a quel momento a me sconosciuta.


Nel corso della lunga serata trascorsa tra cortili rustici, esposizioni di arte moderna, palazzi signorili, tra cui il magnifico Palazzo Branda Castiglioni, aperti al pubblico fino a tarda sera, piazzette rimbombanti di musica e vicoli animati da stand enogastronomici di varia natura, la mia curiosità è stata attratta, in particolare, dall'angolo dei vini del Mendrisiotto.

Il Mendrisiotto (o più correttamente distretto di Mendrisio) è il distretto più a sud del Canton Ticino e dell'intera Svizzera, confinante a sud con le provincie lombarde di Varese e Como e delimitato a nord dal Lago di Lugano. Scambiando quattro chiacchiere con due dei produttori enoici presenti alla serata ho scoperto che questo piccolissimo distretto svizzero, conosciuto in tutta la Lombardia principalmente per  l'outlet, può vantare uno dei siti archeologici più importanti d'Europa e dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 2003: il Monte San Giorgio.

Proprio alle pendici di questa montagna la cui vetta raggiunge i 1097 metri sul livello del mare, prosperano, ad altitudini variabili che sfiorano anche i 500 metri, i vigneti di questi piccoli produttori invitati a partecipare alla manifestazione in rappresentanza di tutti viticoltori di questo territorio.
La zona di Monte San Giorgio, mi raccontano, è sempre stata votata alla viticoltura ma soltanto dagli anni '50, quando le coltivazioni di tabacco sono andate in disgrazia a causa della concorrenza dei prodotti esteri, si è deciso di investire maggiori risorse nell'enologia. Attualmente le aziende che operano nei vari comuni all'ombra del Monte sono circa una quindicina.

Il vitigno più diffuso nella regione, quello che meglio si adatta al clima, al terreno, e che dà i migliori risultati organolettici è il Merlot del Ticino. Ne ho assaggiati due: il primo, il Meride 2010 della cantina Fawino Sagl di Mendrisio, è un Merlot assemblato con Vino Monte San Giorgio affinato in botti di rovere svizzero piuttosto spigoloso e caratterizzato da una freschezza decisa e da un tannino poco rotondo.
Al secondo tentativo è andata decisamente meglio: il Tremonti del 2009 delle Cantine Latini di Tremona è un Merlot 100% che matura un minimo di 12 mesi in botti di rovere della Foresta Nera e che presenta al naso e al palato una buona finezza e morbidezza pur mantenendo un discreto tenore alcolico e una decisa presenza di tannini. Un vino dal gusto più "internazionale" rispetto al primo, le cui alterne fortune commerciali sono curiosamente legate all'omonimia, peraltro del tutto casuale, con l'ex ministro dell'economia italiano.

Distretto di Mendrisio (CH)
Meride, Tremonti e Sant'Agata, vini di Monte San Giorgio
Nel Mendrisiotto, però, non c'è solo il Merlot: sono infatti coltivati, anche se in misura minore, altri vitigni a bacca rossa come il Cabernet Sauvignon, il Gamaret, il Cabernet Franc e il Pinot Nero e anche alcuni a bacca bianca come lo Chardonnay, il Mueller-Thourgau, il Sauvignon e lo Chasselas.
A proposito di quest'ultimo vitigno raro e, con tutta probabilità, autoctono della Svizzera, non potevo congedarmi dallo stand degli amici ticinesi senza provare il Sant'Agata. Proveniente anch'esso dalle Cantine Latini, frutto dell'assemblaggio al 50% di Mueller-Thourgau e Chasselas, questo Sant'Agata è un vino secco, fresco e profumato che vedrei bene come aperitivo.

6 maggio 2012

Rhum Agricòle Neisson

Appellation d'Origine Contrôlée Martinique
Bottiglia di Rhum Agricole Neisson, Réserve Speciale


Trovo che un bicchiere di buon rum sia un ottimo modo per concludere una piacevole serata e così, al termine di una cena tra colleghi in un'enoteca milanese ben fornita, ci regaliamo un ultimo sfizio con un Neisson Agricole Réserve Speciale.

La Neisson, piccola distilleria fondata nel 1931, è una delle più giovani della Martinica e una delle ultime due ancora oggi a conduzione familiare: tutte le altre sono finite sotto il controllo di grandi gruppi industriali.
Dipartimento d'oltremare francese, la Martinica è un'isola delle Piccole Antille situata nel cuore dell'arcipelago dei Caraibi e famosa fin dal 1800 per le sue numerose distillerie disseminate per tutta l'isola. Dal 1996 il rum "agricolo" che vi si produce ha ottenuto l'Appellation d'Origine Contrôlée (AOC) Martinique.

La distilleria Neisson produce esclusivamente rhum agricòle, distillato di puro succo di canna fermentato e acqua che, perdendo la componente dolciastra della melassa che viene utilizzata nella distillazione dei rum di largo consumo, risulta più complesso, più raffinato ma anche più pregiato e conseguentemente disponibile in quantitativi minori.
Va inoltre considerato che la Neisson lavora canna da zucchero proveniente esclusivamente dalle piantagioni di proprietà. Queste, con un'estensione di soli 40 ettari, se da un lato non garantiscono una resa adeguata a soddisfare l'enorme domanda, dall'altro assicurano un livello qualitativo eccellente.
Tutti questi elementi hanno contribuito a rendere questa piccola distilleria la migliore della Martinica e una delle distillerie più in auge in questo momento a livello mondiale.

Il Neisson Réserve Speciale che abbiamo provato è un po' l'ambasciatore, il rum che ha contribuito a esportare il mito Neisson nel mondo grazie alla perfetta combinazione di aromi delicati di fiori, frutta secca, vaniglia e legno e alla struttura equilibratissima e armoniosa.

Alla composizione di questo blend concorrono non meno di cinque diverse qualità di rum invecchiati mediamente quattro anni e mezzo e passati, di volta in volta, in botti di legno differente, sempre più piccole e più datate; durante i vari passaggi il tenore alcolico viene ridotto fino a ottenere, alla fine, la gradazione alcolica ideale di 42%.

Un ottimo rum, dal costo al bicchiere non eccessivo, da bersi tassativamente liscio o da accompagnare, come è stato nel nostro caso, a qualche blocco di cioccolato extrafondente, unico difetto la difficoltà nel reperirlo. Consigliatissimo!

21 aprile 2012

VinInVilla: vino e architettura rinascimentale


Villa Visconti Borromeo Litta, Lainate (MI)
Selezione di vini bianchi nella prima sala




Lo scorso sabato nelle sale di Villa Visconti Borromeo Litta, la splendida villa di fine '500 di Lainate (MI), ha avuto luogo un'interessante manifestazione enologica patrocinata dal comune e da un nuovo wine-shop della zona.

L'iniziativa VinInVilla è di quelle che tanto piacciono a noi: ingresso, bicchiere e tasca porta bicchiere a 5 euro, assaggi liberi fino all'orario di chiusura, ottima organizzazione, servizio impeccabile a cura della delegazione FISAR di Milano e, come valore aggiunto, una location da favola.


Villa Visconti Borromeo Litta, Lainate (MI)
Angolo espositivo vini spumanti
Il percorso degustativo, che si snodava attraverso quattro sale ornate con affreschi e stucchi, impreziosite da statue e lampadari antichi e affacciate sul grande parco reso ancora più verde dalle piogge di quei giorni, era studiato in modo da invitare tutti i partecipanti, anche i meno avveduti, a una degustazione ragionata e consapevole.

Entrando si incontra immediatamente l'angolo delle "bollicine" di Valdobbiadene e della Franciacorta e, al tavolo accanto, una buona selezione di vini bianchi provenienti un po' da tutta Italia tra cui un Sylvaner, un Ribolla Gialla, un Vermentino di Sardegna, un Pecorino e un Alcamo DOC.

Villa Visconti Borromeo Litta, Lainate (MI)
Angolo espositivo vini rossi
Proseguendo raggiungiamo le due sale dedicate ai rossi: nella prima sono rappresentate, con una scelta molto vasta che va dal Barbaresco all'Amarone, dal Cabernet Franc al Lambrusco, le regioni settentrionali, mentre nella successiva troneggiano tra gli altri, accanto ai classici toscani, alcuni degni rappresentanti delle nostre isole come un Cannonau e un Nero d'Avola.

Solo dopo esserci rifocillati a dovere con crostini, salumi e formaggi vari entriamo nel quarto e ultimo salone: il regno dei vini da dessert. Qui, MoscatoPassito delle LipariSagrantino Passito di Montefalco, in abbinamento a canestrelli e lingue di gatto, segnano la fine del percorso che, in poco più di due ore, ci ha portati in lungo e in largo per l'Italia ad assaporare alcune delle prelibatezze della nostra terra.

Assaggiare tutto sarebbe stato impossibile, mantenere la lucidità fino alla fine un'impresa. Nonostante questo, se dovessi segnalare giusto due nomi, direi Tenuta Montenisa per i suoi Franciacorta DOCG e Azienda Agricola Poliziano per quanto riguarda il Vino Nobile di Montepulciano DOCG.

Villa Visconti Borromeo Litta, Lainate (MI)
Vino Nobile di Montepulciano DOCG,
2004, selezione Asinone
Villa Visconti Borromeo Litta, Lainate (MI)
Franciacorta DOCG: Montenisa Brut,
Pas Dosé e Rosé








15 aprile 2012

J. Charpentier Réserve Brut: bollicine pasquali


J. Charpentier, Villers Sous Chatillon
Bottiglia di J. Charpentier Réserve Brut




Pasqua, fine pranzo. Lo zio: “Se non vi piace lo spumante dolce ho una bottiglia di Champagne in cantina però è lì da un po’ di anni, non so se sia ancora buono. Volete provarlo?”.

Io non mi faccio certo pregare ed ecco spuntare una bottiglia di J. Charpentier Réserve Brut che, secondo i calcoli dello zio, dovrebbe avere almeno una dozzina di anni.

La stappo e la fragranza sembra intatta. Il colore, limpido e brillante, e il perlage, fine e persistente, sembrano indicare uno stato di conservazione eccellente: sensazione che subito viene confermata, al naso, dalla buona intensità e pulizia.
Fragrante e secco, come si conviene, questo Charpentier restituisce in bocca un perfetto equilibrio tra sentori floreali e  frutta secca e ci regala un finale lungo e di grande finezza.

Uno Champagne, a mio avviso, di grande qualità, che non doveva essere buono e invece si è rivelato un sorprendente piacere per il naso e, soprattutto, per il palato e la cui unica pecca è stata quella di finire prosciugato in pochi minuti.


Cercando qualche informazione in rete ho poi appreso che, sebbene gli Charpentier siano da cinque generazioni proprietari terrieri e vignaioli, la Maison de Champagne J. Charpentier ha iniziato a produrre il proprio Champagne solo a partire dagli anni cinquanta. Situata a Villers Sous Chatillon, sulla sponda destra del fiume Marna, la Maison è inoltre considerata l’alfiere del Pinot Meunier, il vitigno a bacca rossa, probabile discendente del Pinot Noir e maggiormente resistente alle basse temperature, che caratterizza tutte le sue cuvée: il Réserve Brut in questione, ottenuto con l’80% di uve Pinot Meunier e il restante 20% di Pinot Noir, naturalmente non fa eccezione.

J. Charpentier e Charles Lafitte
J. Charpentier Réserve Brut e
Charles Lafitte Brut Cuvée Speciale
Tornando a quel pomeriggio, ormai stregati dalle bollicine, dopo aver setacciato la cantina dello zio in cerca di qualche altra “chicca”, abbiamo trovato una bottiglia di Charles Lafitte Brut Champagne Cuvée Speciale.
Probabilmente più giovane del precedente, meno equilibrato e sbilanciato verso sensazioni di freschezza, questo Charles Lafitte ci ha lasciati comunque complessivamente soddisfatti e con il solo rammarico di non aver invertito l’ordine degli assaggi.




9 marzo 2012

Lo Schioppettino DOC, una piacevole scoperta

Zuccolo, Nimis (UD)
Schioppettino DOC 2010, cantine Zuccolo

E' curioso come spesso accada di non aver nemmeno mai sentito parlare di una cosa, di un fatto, di un personaggio o, come in questo caso, di un vino e poi ce lo si ritrovi davanti in due diverse occasioni  nell'arco della stessa settimana. A me è appena capitato con lo Schioppettino.

Questo simpatico vino rosso della tradizione friulana, frutto dell'omonimo vitigno autoctono e conosciuto fino ad alcuni decenni fa come Ribolla Nera o Poçalza, sembrerebbe essersi guadagnato l'attuale nome per via del fatto che i suoi acini, grossi e polposi, sembrano scoppiare se schiacciati tra le dita.

Nella prima occasione ho stappato una bottiglia di Schioppettino DOC Colli Orientali del Friuli, annata 2010, prodotto dalle cantine Zuccolo di Nimis, un importante centro enologico situato a nord di Udine e all'interno del territorio dei Colli Orientali, patria dei più celebri vini friulani. Si tratta di un vino secco, leggero, facile da bere, dal colore rosso rubino e dalla tipica ricchezza aromatica dello Schioppettino giovane che ricorda la mora selvatica e il mirtillo.

La Tunella, Premariacco (UD)
Schioppettino DOC 2009,
cantine La Tunella
Poi, a distanza di pochi giorni, ho assaggiato uno Schioppettino DOC Colli Orientali del Friuli del 2009 dell'azienda La Tunella di Premariacco, una cittadina a est di Udine che si trova a metà strada tra Cividale del Friuli e Prepotto, le vere terre d'elezione di questo vino. Lo Schioppettino La Tunella, più maturo rispetto al precedente, si presenta con sfumature più scure, tendenti al violaceo, una gradazione alcolica più sostenuta e una maggiore complessità olfattiva, con note speziate e di pepe nero che si affiancano ai tipici sentori dei frutti di bosco.

Giovane o invecchiato, più o meno leggero, in ogni caso elegante, lo Schioppettino si è dimostrato una piacevole scoperta: un vino molto gradevole e adatto a diverse occasioni di consumo, anche fuori dai pasti.

20 febbraio 2012

La birra artigianale in Lombardia

Birre artigianali Lombardia
Da sinistra a destra: ArtigianAle, Tripel e 3° Miglio

Ieri, domenica 19 febbraio, si è conclusa la Settimana della Birra Artigianale 2012 e, personalmente, si è conclusa nel migliore di modi tra un sorso di ArtigianAle, uno di Tripel e uno di 3° Miglio.

Per chi ancora non le conoscesse, si tratta di tre delle birre di punta di altrettanti micro birrifici artigianali lombardi, tre splendide realtà che ben si prestano a rappresentare un movimento birrario particolarmente attivo in questa regione: si tratta, rispettivamente, del Bi-DU di Olgiate Comasco (CO), del birrificio Extraomnes di Marnate (VA) e del Birrificio Rurale di Certosa di Pavia (PV).

La Lombardia, con i suoi 73 micro birrifici attualmente censiti (fonte microbirrifici.org), è la regione italiana con il maggior numero di produttori ed è ormai sempre più comune trovare nelle enoteche, nei pub tradizionali, nelle birrerie specializzate e nei ristoranti, accanto ai più famosi marchi internazionali, degli ottimi prodotti italiani.
Qui, la cultura della birra artigianale, in costante crescita, passa attraverso un grande lavoro promozionale portato avanti da associazioni, gestori di locali pubblici e dai produttori stessi e si concretizza nell'organizzazione di numerose manifestazioni, più o meno grandi, ma capaci in ogni caso di attrarre un pubblico sempre maggiore.

Birrificio Extraomnes, Olgiate Comasco (CO)
Extraomnes Tripel: un angolo di Belgio
nel varesotto
Tra i principali eventi che si svolgeranno nei prossimi mesi nel capoluogo lombardo meritano di essere ricordati, se non altro per la risonanza di cui godono, l'IBF (Italia Beer Festival) che avrà luogo dal 9 all'11 marzo e Mangia come parli (ospitato all'interno della manifestazione Fa la cosa giusta) che si terrà nei padiglioni di Fieramilanocity tra il 30 marzo e il primo di aprile prossimi.

13 febbraio 2012

13 - 19 febbraio: Settimana della Birra Artigianale 2012

Settimana della Birra Artigianale 2012

Vi ricordo che è in corso la Settimana della Birra Artigianale, un'interessante manifestazione che si propone di diffondere la cultura micro-birraria italiana con una serie di eventi, degustazioni e promozioni speciali organizzate dai principali pub, ristoranti e pizzerie del Paese.

Per il calendario completo degli eventi o per trovare il locale aderente più vicino, potete consultare la pagina ufficiale.

Noi non mancheremo e sicuramente non mancheranno aggiornamenti.

10 febbraio 2012

De geographia Trappista

Chimay, La Trappe, Orval, Westmalle, Rochefort
Da sinistra a destra: Chimay tappo blu, La Trappe,Orval, Westmalle,
Chimay tappo bianco e Rochefort 6


In un precedente post ho accennato alle birre trappiste raccontando della Orval. Poi, parlandone con un amico, mi sono reso conto di quanto il concetto stesso di birra trappista non sia poi così scontato.

Una birra trappista è una birra prodotta da monaci trappisti (dell'ordine cistercense) o sotto il loro diretto controllo.
Questo implica che la birra nasca all'interno delle mura di un'abbazia, che le scelte produttive e le strategie commerciali dipendano dai monaci, che i proventi della vendita siano impiegati per il sostentamento della comunità monastica stessa e per opere benefiche e non per trarne un profitto economico.
L'indicazione "trappista" non identifica quindi uno stile birraio e, pertanto, non va confusa con la tipologia delle birre d'abbazia.

Attualmente sono solo sette i birrifici che, riuniti sotto l'International Trappist Association (ITA) fondata nel 1997 a tutela della produzione trappista (non solo birra ma anche formaggi, liquori, cioccolato ecc.), possono fregiarsi dell'indicazione Authentic Trappist Product in etichetta: sei belgi e uno olandese.

I primi sono equamente divisi tra nord e sud del Belgio: tra la regione bilingue (francese e tedesco) della Vallonia e quella di lingua olandese delle Fiandre.

Partendo da sud incontriamo per prima la già citata Brasserie d'Orval, sita nell'Abbazia di Notre Dame d'Orval a Villers-devant-Orval.
Poco più a nord, sempre lungo il confine franco-belga, nell'Abbazia Notre-Dame de Scormount a Baileux troviamo la Brasserie de Chimay, forse il marchio trappista più famoso grazie alla distribuzione capillare degna di un birrificio industriale.
Proseguendo verso il centro del Belgio ma sempre in territorio vallone, a Rochefort, incontriamo la Brasserie de Rochefort ospitata all'interno dell'Abbaye Notre-Dame de Saint-Remy.
Chimay, Achel, La Trappe
Mappa dei birrifici trappisti

Spostandoci nella regione delle Fiandre, nel nord ovest del Paese, giungiamo a Westvleteren dove nell'Abbaye de Saint-Sixte trova dimora la mitica Brouwerij Westvleteren.
A nord est, invece, a non molta distanza l'uno dell'altro, troviamo gli ultimi due birrifici trappisti belgi: il Brouwerij Westmalle ospitato dall'Abbaye Notre-Dame du Sacré-Cœur di Westmalle e il Brouwerij de Achelse Kluis che all'interno della Sint-Benedictus Abdij di Hamont-Achel produce la Achel.

Per concludere il nostro viaggio virtuale nel mondo delle birre trappiste non ci resta che superare il confine olandese e dirigerci verso l'Abbaye Notre-Dame de Koningshoeven dove ha sede il Brouwerij de Koningshoeven. Quest'ultimo birrificio, dove si produce la nota La Trappe, si vide negare tra il 1999 e il 2005 l'autorizzazione a utilizzare il marchio trappista a causa di un accordo commerciale stipulato con un grande distributore come Bavaria.

30 gennaio 2012

Nel regno del Lagrein Alto Adige DOC

Cantina Produttori Bolzano, Gries
Lagrein DOC Sudtirol - Alto Adige

Percorrendo l'Alto Adige da sud-ovest a nord-est, in direzione dei comprensori sciistici della Val Pusteria ci si trova ad attraversare, senza rendersene pienamente conto durante la stagione invernale, uno dei territori più prosperi, enologicamente parlando, dell'intera regione.


Nell'arco dei pochi chilometri che separano Bolzano da Novacella, appena dopo Bressanone, si passa  dalla culla dei vini rossi a denominazione Alto Adige (o Sudtirol che dir si voglia) DOC al regno dei grandi bianchi della DOC Valle Isarco: Sylvaner, Gewurztraminer, Muller Thurgau e Pinot Grigio, per citarne solo alcuni.

Fino a Bolzano, però, sono ancora i vitigni a bacca rossa a farla da padrone e tra questi spicca senz'altro il Lagrein.
Il quartiere perferico di Gries costituisce la sottozona di produzione di maggior pregio e proprio qui ha sede la Cantina Produttori Bolzano, nata dall'unione delle due storiche cantine sociali della città, e luogo di provenienza di questa bottiglia di Lagrein Alto Adige DOC.

Si tratta di un Lagrein Scuro (Dunkel in lingua tedesca), 100% uve Lagrein vinificate in rosso, in contrapposizione alla versione Kretzer che identifica il rosato.
Cantina Produttori Bolzano, Gries
Lagrein DOC Sudtirol - Alto Adige
Annata 2010, colore rubino intenso, aroma caratteristico di ciliegia e lampone, al palato questo Lagrein si presenta asciutto, morbido e con una piacevole acidità. Di buon corpo e con una gradazione alcolica di 13%, si abbina felicemente a carni rosse, selvaggina, polenta e formaggi stagionati.

Noi, in sfregio a ogni regola degustativa, ci siamo accontentati di gustarlo a bordo pista, tra una discesa e l'altra, accompagnato da mezza piadina. Però, con un panorama del genere, ne valeva la pena.

Segnalo infine che, per una cena in perfetto stile sud tirolese, è possibile reperire questa stessa bottiglia presso la grande distribuzione ad un prezzo di 5-6 euro.

21 gennaio 2012

Il Ronmiel de Canarias


Guajiro, Tenerife
Guajiro, Ronmiel de Canarias 




Qualche tempo fa, tornando da una breve vacanza a Fuerteventura, oltre ai bei ricordi e a qualche contrattura muscolare rimediata tentando di fare surf, ho portato con me una bottiglia di ron miel, il tipico liquore delle Isole Canarie.

Si tratta di un liquore a base di rum e miele d'api prodotto unicamente nell'arcipelago canario e tutelato dal 2005 dal Consiglio dell'agricoltura della Comunidad Autónoma de Canarias con la denominación geográfica protegida Ronmiel de Canarias ben evidente in etichetta.
Il liquore, che vanta una lunghissima tradizione, nasce dall'antica usanza canaria di addolcire il rum con del miele di canna da zucchero, la pianta tropicale importata a Gran Canaria da Cristoforo Colombo durante uno scalo nel '500, e pare che, almeno dai primi anni dell'800, ogni locanda sull'isola avesse la propria segretissima ricetta.

Con il passaggio a una produzione di tipo industriale e l'imposizione dell'impiego di miele d'api al posto di quello di canna da zucchero, il ron miel è diventato il liquore nazionale delle Isole Canarie, spesso offerto dai ristoratori a fine pasto, un po' come avviene da noi con il limoncello.

Questo Ronmiel Guajiro, prodotto da una grande distilleria di Tenerife, si presenta di color ambrato intenso, limpido, con un deciso aroma floreale e il caratteristico primo sorso dolce bilanciato dal finale balsamico e dal tenore alcolico piuttosto sostenuto rispetto alla media (30%).

Pur non amando le bevande eccessivamente dolci, devo ammettere che questo ron miel, se consumato sul posto, freddo e servito con un cubetto di ghiaccio o in un bicchierino congelato, acquista tutto un altro sapore e fascino.

12 gennaio 2012

Degustazione verticale birra Orval


Brasserie d'Orval
Orval nella tipica bottiglia da 33cl a forma di birillo


L'Orval è una birra trappista fantastica, talmente complessa e longeva da prestarsi, come poche altre, a una degustazione verticale e io ho avuto la fortuna, durante una serata organizzata da Slow Food, di stappare e degustare cinque Orval di cinque annate differenti, dal 2011 fino al 2007.
Dico fortuna perché non è per nulla facile reperire sul mercato birre che abbiano più di uno o due anni di vita e conservate bene, forse giusto in qualche beer shop da collezionisti e in numero limitato.

Durante la degustazione ho potuto constatare come la partita di Orval presa in considerazione avesse raggiunto l'apice, a mio avviso, al terzo anno di invecchiamento, ovvero nella versione 2009. Anche l'annata 2008 è stata molto apprezzata nonostante il proverbiale goût d'Orval fosse ormai degenerato verso sentori terrosi, ferruginosi e animali.
L'ultima annata invece, quella del 2007, era purtroppo andata a male; d'altronde dopo i tre anni si entra nel campo nell'aleatorietà e non è detto che, con un po' di fortuna, non si possa trovare un'Orval invecchiata anche sei o sette anni (nonostante la scadenza ne riporti cinque) ancora in buona forma.

Brasserie d'Orval
Particolare dell'annata in etichetta: da 2011 a 2007
La Brasserie d'Orval, uno dei sette birrifici autorizzati a riportare in etichetta il logo Authentic Trappist Product, ha sede all'interno dell'Abbazia di Notre Dame d'Orval sita nel sud est del Belgio, a pochi chilometri dal confine francese nella provincia vallone. Qui la produzione di birra è ancora sotto il diretto controllo dei monaci e i proventi della vendita supportano economicamente il monastero stesso e altre opere di bene.

Per maggiori informazioni sull'Abbazia di Notre Dame d'Orval, sulla sua birra o per prenotare una visita potete consultare il sito http://www.orval.be/en

7 gennaio 2012

Ron Brugal Extra Viejo

Repubblica Dominicana
Brugal Extra Viejo con tipico bicchierino dominicano


Un'amica di ritorno da un viaggio nella Repubblica Dominicana mi ha portato un souvenir molto gradito: una bottiglia di Brugal Extra Viejo.

Questo Ron Dominicano dal colore ambrato scuro, dall'aroma intenso e dotato di buon equilibrio tra l'iniziale sensazione dolce, con note di vaniglia e cacao, e il successivo amaro del cuoio e del legno, rimane a riposare per otto anni in barili di legno rabboccati di tanto in tanto, secondo la ricetta segreta del Maestro Ronero, con le più pregiate e vecchie riserve di distillato della cantina. Da qui l'indicazione Reserva Familiar in etichetta.

Da consumarsi liscio, con un cubetto di ghiaccio o abbinato a del cioccolato amaro, il Brugal Extra Viejo viene anche diluito dai locals con Coca Cola o Seven Up, a seconda dei gusti.

Curioso il rituale che mi è stato raccomandato al momento di stappare la bottiglia: secondo l'usanza dominicana infatti prima si dovrebbe colpirne il fondo con una gomitata, poi si dovrebbe togliere la reticella, annodarla al collo della bottiglia, stapparla e infine, prima di servire i commensali, se ne dovrebbe rovesciare il primo sorso per terra pensando ad una persona speciale. ¡Salud!

Valtellina Superiore DOCG


Pietro Nera, Chiuro (SO)
Valtellina Superiore DOCG Grumello 2007: Tirso


Complici le recenti vacanze invernali a Livigno, ho finalmente avuto l'occasione di attraversare per tutta la sua lunghezza la Valtellina.
Purtroppo le condizioni meteo proibitive e lo scarso tempo a disposizione non hanno permesso a me e ai fidi compagni di viaggio le divagazioni enoturistiche che queste terre meriterebbero.

Nonostante questo, durante il soggiorno, abbiamo avuto modo di stappare tre bottiglie di Valtellina Superiore DOCG e apprezzare le peculiarità di tre delle cinque sottozone riconosciute dal disciplinare di produzione di questo vino, precisamente Sassella, Grumello e Inferno.

Ottenuti dalla vinificazione in purezza delle migliori uve di Nebbiolo, localmente conosciuto come Chiavennasca, questi tre vini della Casa Vinicola Pietro Nera di Chiuro (SO) si sono dimostrati un ottimo biglietto da visita dell'enologia valtellinese in virtù di un gusto asciutto, equilibrato, più o meno persistente e di un'aroma caratterizzato da sentori fruttati che spaziano, rispettivamente, dalla viola, alla fragola, fino al lampone.

Sulla strada del rientro ho avuto giusto il tempo per acquistare una bottiglia del 2001 del vino principe di questo territorio, lo Sforzato di Valtellina. Di questo, però, racconterò un'altra volta...

Pietro Nera, Chiuro (SO)
Valtellina Superiore DOCG Sassella 2006: Alisio
Pietro Nera, Chiuro (SO)
Valtellina Superiore DOCG Inferno: Efesto